Dall’incontro fra food, sperimentazione gastronomica e The Village nasce FOODgame! Un viaggio alla scoperta di potenzialità e competenze per dare più sapore, profumo e colore alle tue relazioni.
Tutti pazzi per il food (e per il gioco)
Il mondo della cucina è protagonista dei palinsesti televisivi e delle fiere e gli italiani, popolo di poeti, artisti, santi, scienziati, navigatori e arbitri di pallone, sono diventati anche cuochi. Ormai, le discussioni gastronomiche appassionano quanto quelle dedicate al calcio, mettendo in mostra la stessa capacità di esprimere opinioni, millantare esperienza e dispensare conoscenze tipica della tuttologia italiana, ma con la differenza di coinvolgere tutti, uomini e donne di qualsiasi età e ceto sociale.
L’unica altra cosa che sembra stimolare con la stessa intensità la voglia di partecipare e sperimentare situazioni nuove nelle persone è il gioco. Da qualche anno a questa parte, abbiamo assistito addirittura all’ascesa di una nuova parola, gamification, con cui vengono descritte le svariate applicazioni di meccanismi ludici a contesti che ludici non sono.
FOODgame unisce il food e il gioco, all’apparenza distanti, per offrire una nuova modalità di approccio alla formazione e al lavoro coi gruppi.
Quando, anni fa, ci venne la voglia di provare a immaginare un orizzonte diverso per lavorare sulle competenze sociali e trasversali, è proprio alla dimensione del gioco che ci siamo rivolti e da lì è nato The Village, che da allora si è rivelato uno strumento originale e innovativo dal punto di vista metodologico, potente nella sua capacità di portare i “giocatori” all’interno di un percorso di esplorazione personale e sociale che gli consente di riconoscere immediatamente quali sono le aree sulle quali ha bisogno di lavorare per migliorare, ad esempio, la propria performance professionale, sia individuale che all’interno di un gruppo di lavoro.
Nella nostra esperienza, sappiamo bene quanto sia complicato, a volte, annunciare a un gruppo che si andrà a lavorare sulla sua coesione interna e sul bilanciamento fra risorse e aspetti problematici che lo caratterizzano. Ancora più difficile quando lo strumento scelto per questo tipo di riflessione ha a che fare con attività sportive, giochi di squadra o esperienze musicali, tipiche per esempio del team building. I risultati alla fine arrivano, se il gruppo ha voglia di impegnarsi ed è disponibile a mettersi almeno un po’ in gioco, ma quante energie vadano spese all’inizio per superare resistenze, imbarazzi e perplessità lo sa solo chi si è trovato, da formatore, davanti a un gruppo anche solo un po’ negativo.
Questo non succede quando si parla di formazione o team building in cucina. Il gruppo si butta immediatamente nel “gioco” dedicando 100% delle risorse, energia e tempo, al progetto. Ecco perché abbiamo pensato che unire food e gaming fosse un ottimo modo per portare a un livello ulteriore l’esperienza di lavoro coi gruppi.
L’ingrediente segreto di FOODgame
The Village si basa, come presupposto, sul fatto che spesso abbiamo bisogno di chiederci quali siano le risorse interiori che non stiamo usando a sufficienza o di cui, come gruppo per esempio, non disponiamo, pur avendone bisogno.
FOODgame porta questo ragionamento a un livello ulteriore e ci stimola a farci altre domande: qual è, metaforicamente, il mio ingrediente segreto in cucina, quello che mi consente di trasformare gli ingredienti di tutti i giorni in piatti straordinari? Quale l’ingrediente segreto in azienda, quello che mi consente di aggiungere valore alla mia attività e a quella del mio team trasformando ogni giorno di lavoro in una tappa di crescita?
E infine, domanda più sfidante di tutte: e se ci fosse un ingrediente che ho sempre considerato indispensabile per il mio successo e di cui, forse, non ho più bisogno? Che sia arrivato il momento di esplorare altre “cucine”? 😉
L’invito di FOODgame è chiaro:
Scopri il tuo ingrediente segreto, quello che fa la differenza tra un risultato normale ed uno indimenticabile, e impara a utilizzarlo sia in cucina che nel gioco della vita.
Cosa mi consente di fare FOODgame?
Per esempio, lavorare con team che ritengono sia giunto per loro il momento di avere un patto d’ascolto e che possono elaborarlo lavorando sulla qualità della relazione e la consapevolezza del rapporto con il cibo. Pensiamo poi a quanto sia forte la metafora dello staff in cucina, con tutti quei delicati equilibri fra chef e collaboratori, e a come questo ci consenta di approfondire il tema della leadership, della divisione dei ruoli e distribuzione dei compiti, ma anche dei conflitti all’interno di un team. Senza dimenticare il problem solving, la gestione del feedback e tutta la ricchezza di stimoli (creativi, per esempio) che può derivare da un’esplorazione sensoriale dei cibi.
Insomma, un lavoro a 360 gradi che utilizza il metodo collaudato di The Village, “insaporendolo” con nuovi aromi e profumi e che saprà divertire e far riflettere anche i gruppi più difficili
Compagni di tavola
Restando nella metafora, è infine un piacere iniziare questa nuova avventura dividendo la tavola (e i fornelli) con Michela Diffidenti e MIKADI per comunicare, un laboratorio dedicato alla comunicazione nel senso più ampio del termine, dall’impresa alla persona, anche in contesti interculturali. Michela ha immaginato FOODgame insieme a Laura Beriotto ed è a lei che vi invitiamo a scrivere per saperne di più su questo innovativo modello di intervento!